Mentre spulciavo usenet ho trovato un messaggio riguardo all'ostensione della sindone a torino.
In particolare mi ha colpito la seguente frase : l'immagine su quel lino, credenti o non credenti, tocca il profondo del cuore.
La cosa mi ha dato molto fastidio in quanto io da non credente in quel lino vedo solo un oggetto su cui viene mercificata la superstizione.
Allora ho chiesto, con il mio solito tatto da carrarmato, cosa dovrebbe toccarmi in quel lenzuolo visto che da non credente ci vedo solo un pezzo di lino bianco ed ho sollevato la questione di una fondamentale mancanza di rispetto da parte dei religiosi verso chi non è credente .
La risposta da parte dell'autore del messaggio non ha deluso le mie aspettative.
Non ha risposto alla mia domanda e, con l'atteggiamento che si ha con un bambino scemo, mi ha prima chiesto se volevo le sue scuse e poi, nella stesso messaggio di risposta, me le ha fatte senza che io avessi la possibilità di replicare.
Un altro del gruppo, che ho smesso di seguire insieme a tutta la gerarchia it,per un mio rifiuto verso le cose che puzzano di provincialismo italiano, ha prima sindacato il mio stato (non si capisce se mentale o fisico) e poi mi ha chiesto se la mia fosse una provocazione.
Ed ecco la chiave di volta di ogni cosa.
Se io da laico chiedo il rispetto della mia libertà e della mia opinione ecco che mi si da del bambino che deve ancora crescere, lo stesso appellativo l'ha dato agli atei in passato il clero cattolico, o peggio arriva l'etichetta di provocatore.
Perché il problema di fondo contro cui ci si deve scontrare è che si parte da un assunto sbagliato di fondo, ovvero che dio esiste e che debbano essere gli atei a dimostrarne la non esistenza.
Ecco quindi che guardando le cose nella giusta prospettiva ci accorgiamo come gli eterni bambini che ancora credono all'amico invisibile ed al babau sotto il letto che li porterà all'inferno, siano proprio i religiosi.
Ed essendo tali, la loro arroganza e supponenza non è altro che quella che si riscontra in qualsiasi bambino di 4 anni, capace di vedere le cose da una sola prospettiva, la sua.
Daccordo con te.
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