martedì 9 febbraio 2010

365 giorni

È passato un anno da quando Eluana Englaro, dopo 17 e rotti anni di stato vegetativo ha smesso di esistere come organismo.
Tenuta in vita in maniera artificiale, con un sondino nasogastrico con il quale le venivano somministrati nutrienti e liquidi insieme a terapie antiaggreganti necessarie ad impedire la fine del corpo per il manifestarsi di trombi nel flusso sanguigno.

Leggo i giornali e, come spesso accade in questa repubblica delle banane, tutto sembra identico al passato. Nessun passo avanti è stato fatto.

I baciapile sentenziano, gli sciacalli vanno in rappresentanza nei luoghi simbolo dell'avvenimento portando parole cariche di cordoglio per cose che nemmeno immaginano e il nostro Clown nazionale per l'ennesima volta si fa sfuggire l'occasione di tenere chiusa quel buco di culo che si ritrova per bocca.

La legge nata da dal decreto legislativo che avrebbe dovuto "salvare la vita ad una donna che poteva anche avere dei figli" continua il suo iter e i suoi fautori ricordano come l'intero assunto, degno di una teocrazia medievale, si basa sul fatto che la vita non ci appartiene, come benny xvi ci ha ricordato nell'ultimo angelus, e che quindi è doveroso perpetuarla con qualsiasi mezzo che coinvolga l'alimentazione e l'idratazione.

Va bene! Sono d'accordo, ma che sia ALIMENTAZIONE E IDRATAZIONE.
Quindi solo nutrienti e acqua.
Con questa legge, fermo restando la possibilità del medico (becco) di sbattersene del "testamento biologico" l'unica possibilità che ci resta è quella di rifiutare ogni terapia farmacologica somministrata tramite il sondino o altre vie di accesso al corpo.
In questo modo dopo pochi mesi si potrà avere la scappatoia per una morte dignitosa grazie alla naturale predisposizione del corpo che, una volta immobilizzato, tende a produrre scorie e tappi per il flusso sanguigno in grado di produrre quella cosa che gli avvoltoi al potere temono di più.

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