Stamani, come ogni mattina, accendo la tv pur sapendo che questa cosa fa male alla salute.
Se lo faccio è per pura e semplice abitudine.
Inoltre i conati di vomito sono un ottimo modo per levarsi dal letto in tempi rapidi.
Stamattina nella trasmissione della prima rete pubblica, definita dai conduttori come la casa del presidente del consiglio, c'era un'interessante ricerca organizzata da un motore di ricerca lavorativo molto noto, in collaborazione con altri partner di cui ho mancato di sentire il nome.
Questa ricerca doveva dare una risposta alla domanda definitiva, non quella la cui risposta è 42 ma un'altra riguardo all'universo del lavoro e su cosa vogliono i lavoratori italiani.
Questo mi ha colpito molto poiché, come molte delle cose che si fanno in Italia, anche questa si è dimostrata essere aria fritta venduta come puro vangelo, che per uno come me equivale a rotolo di carta igienica troppo duro per essere usato senza drammatiche conseguenze per il culo.
Ecco quindi apparire sul maxischermo tanti bei grafici, quelli che piacciono tanto ai marchettari e che fanno tanto professionale ma, che in fondo sono solo fumo colorato ben presentato.
Tante chiacchiere sulle quali veniva spalmato il mellifluo incalzare del giornalista.
Chissà perché in quel momento ho pensato alla poesia di Arrigo Boito Lezione di Anatomia dove i dottori sapienti, con distacco asettico, si concentrano sull'aspetto fisiologico di un cadavere ignorando volutamente i veri aspetti che caratterizzano la vita di una persona, profanandone la sacralità e la dignità.
La situazione dipinta da queste ricerche è sempre poco veritiera in quanto l'intera impalcatura è costruita su analisi statistiche ben regolate.
Non starò a tediarvi con concetti astrusi quali le distribuzioni di probabilità, ma vi basti sapere che la statistica è quella scienza per la quale, se avete il culo in frigorifero e la testa nel forno, state mediamente bene.
Quindi torniamo alla domanda: "Cosa vogliono i lavoratori?"
La risposta è semplice. Vogliono lavorare, ovvero ricevere qualcosa che è molto più dello svolgere una mansione per un compenso.
Lavorare è tutt'altro, è dignità del proprio essere lavoratore, è principalmente essere riconosciuti in quanto risorsa e non come costo.
Ciò che invece non traspare da queste ricerche è proprio la concezione che la maggior parte delle imprese italiane hanno dei lavoratori.
Vengono visti come carne da macello, come un numero in un registro contabile per ingrossare un "parco bestiame" capace di far colpo su clienti prestigiosi.
La dignità del lavoratore viene quindi distrutta e l'approccio stesso di chi si avvicina al mondo del lavoro non è più di fiducia e speranza ma non dissimile a quella di un agnello che viene portato al mattatoio.
La cosa più triste in tutto ciò è che se negli anni addietro questo veniva percepito come un soppruso che generava importanti manifestazioni di protesta, ora la tendenza è quella di vedere questa merda, propinata per oro, come una generosa concessione.
Ed ecco quindi che la società ITALPETROLCEMENTERMOTESSILFARMOMETALCHIMICA descritta da Paolo Villaggio nei suoi libri di Fantozzi è diventata la consuetudine e dove i pochi che resistono, le pecore rosse come il Folagra di fantozziana memoria, sono ben avviati verso il mattatoio nel silenzio colpevole di chi dovrebbe difenderli e tutelarli.
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