sabato 20 febbraio 2010

Guardare avanti

Gli italiani non sono mai usciti dagli anni 60. Guardano il mondo con la stizza di bambini che fanno capricci e che devono vivere sotto l'occhio vigile di una baby sitter per evitare il rischio che crescano.

Il flusso di informazioni è tutto orientato in tal senso con un continuo mix di cazzate che però sembrano importanti.

L'onnipresente opinione del Papa, il Vip di turno che si tromba la troia di turno, l'opinione di gente micragnosa e ripugnante che non meriterebbe la benché minima considerazione e che invece viene guardata come moralizzatrice e piena di autorevolezza.

In questo marasma il cervello percepisce un movimento costante, una violenta contraddizione perenne tra il desiderio di essere come i vip e i sensi di colpa indotti dai moralizzatori.

Ecco che allora scatta una catatonia autoindotta che porta le persone a guardare a tempi più lineari quando con quattro canzonette sembrava si fosse svoltata la vita, senza sapere che anche in quel caso si veniva inculati a sangue con una bella epidurale fatta di musica apparentemente innocente.

Come risposta a tale autodifesa ecco allora apparire programmi televisivi che fanno da nassa e che portano la mente in un cul-de-sac che la imbriglia in un vortice apparente che invece è solo immobilità, preambolo della morte dell'intelligenza.


L'Italia è un paese che si muove a velocità relativistica.
Ogni volta che guarda avanti gli viene imposta una velocità talmente forte che ogni volta torna indietro nel tempo e ricomincia da capo.

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